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Chi è Anna Voig: l'intervista (parte 2)

Data di pubblicazione 15/06/2018


Il nuovo singolo si intitola Stelle d'Estate. Che cosa racconta?

Il secondo brano, “Stelle d’Estate” è il secondo capitolo della mia storia. Se nel primo capitolo c’era la presa di coscienza delle emozioni interne da portare “a galla”, questo secondo brano racconta come sto provando a trasformarle.

Stelle d’Estate che, bruciano in bilico”, sul filo di lana della mia identità che sta mettendo in discussione sè stessa. Le mille luci intorno a me, le stelle d’estate appunto, sono proprio le emozioni che voglio trasformare.

Mettersi in discussione non è mai qualcosa che si fa con facilità, spesso ci si ritrova soli, nel vuoto di una stanza un po' buia, in cui le uniche parole giungono dalle mura che ti circondano, mura che rimbalzano ed amplificano i tuoi stessi pensieri, in un vortice di energia che non sempre è facile da gestire… Un vento che spesso, può solo accarezzarti gli occhi… Per asciugare qualche lacrima.

Molte porte continueranno a chiudersi al solo toccarle, ma non bisogna scoraggiarsi, bisogna continuare a credere in sé stessi, non c’è fretta… Solo così si può provare a volare un po’ più su, oltre la nebbia.


La narrazione dietro Anna Voig, cosa vuoi dire agli ascoltatori che in musica non dici?

Anna Voig è il mio nome d’arte. All’anagrafe sono Giovanna.

Anna Voig dunque è come un riflesso artistico, raccoglie ciò che riesco ad esprimere attraverso le mie emozioni ed il mio mondo interiore. È come se fosse lo specchio di Giovanna, in tutti i sensi…. Avete presente cosa accade quando ci guardiamo allo specchio? L’immagine che ne risulta sembra la stessa, ma non lo è, è il suo contrario, è speculare. Sovrapponendo le due immagini speculari, esse non corrispondono, pur essendo generate dalla stessa unica materia.

È così che va tra Anna Voig e Giovanna… Apparentemente potrebbero sembrare due nomi diversi, ma provate a leggerli al contrario…

Il messaggio di fondo dunque, che in musica è più difficile da veicolare, è proprio quello di guardare le cose da diverse prospettive, arricchire i propri punti di vista, pensare tutto e il contrario di tutto, perché le cose non sono mai solo bianche o solo nere, non procedono sempre e solo da sinistra a destra.

Abbiamo il Paese più bello del mondo eppure ci ostiniamo ad essere così marcatamente esterofili… Anna Voig allora è italianissima, pur sembrando il contrario! È per riflettere su questo concetto. Oltretutto possiamo essere stranieri di noi stessi, pur continuando ad essere noi stessi. All’interno abbiamo un caleidoscopio di colori, un prisma che se viene colpito dalla luce forma un arcobaleno.


La musica ha bisogno di eroi? Cosa manca oggi ad un'artista per dare un messaggio?

Come accennato in precedenza, penso che abbiamo un po’ tutti responsabilità nei confronti dell’Arte, e quindi anche nei confronti della musica. Sia come ascoltatori, che come produttori.

Mi piacerebbe quindi che ognuno diventasse un piccolo eroe in tal senso, avendo consapevolezza del messaggio che porta attraverso la sua espressione artistica. Consapevolezza generata da quell’incanto dell’anima, che riesce a far si che un artista riesca a provocare/generare negli altri sensazioni positive ed appaganti.

È di questo incantesimo che ha bisogno un artista, specialmente quello che opera in campo musicale, perché la musica è un mondo che già di per sé riesce a smuovere quelle risonanze che hanno il potere di modificare l’animo e le azioni delle persone.

In fondo, il termine incantesimo etimologicamente significa proprio canto… È la prima magia dell'uomo, la genesi dell'impossibile che passa attraverso l'intonazione della voce, attraverso la scelta dei verbi e il ritmo del respiro su cui si regge il suono.


Un artista Miraloop che ti ha colpito particolarmente?

In Miraloop ho scoperto artisti di altissimo valore, molto attenti alla qualità artistica delle produzioni. Questo mi rende estremamente orgogliosa, perché essere tra loro non può che farmi crescere. Si respirano energie estremamente positive e si percepisce che operano tutti verso un fine comune. Oltretutto, ho potuto constatare una professionalità, serietà e competenza che è davvero molto raro trovare altrove. Sono onorata ed entusiasta che mi abbiano accolto nella squadra, spero di poter collaborare nella realizzazione di cose stupende assieme a loro.

È difficile fare il nome di un solo artista Miraloop che mi ha colpito, c’è davvero l’imbarazzo della scelta… Ma se proprio devo, mi piace moltissimo Gerolamo Sacco. Competenza, preparazione e sensibilità incredibile come pochi. Mi ha incuriosito con la sua “Bambina del Futuro” e conquistata definitivamente con molti altri suoi brani, tra cui in modo particolare “Bonjour Tristesse”, “Notte di Foglie”, “Sei come me”. Mi piacciono molto anche Laigor e Virginia in “Stories at Midnight”. La voce fresca di Virginia è splendida e mi da un senso di spensieratezza unica. Poi ascolto anche Leo Sestili e Antonio Bellantoni, riescono bene ad accompagnare diversi dei miei stati d’animo.

Una scena culturale che ti ha colpito l'immaginazione e una scena culturale da cui ti distacchi?

Sicuramente non mi piacciono tutte quelle scene culturali in cui è palese ed eccessivo lo sfruttamento dell’artista. Soprattutto quei contesti in cui si fanno interi programmi televisivi praticamente a costo 0, dove viene incentivata la partecipazione degli artisti a mettersi in gara fra loro in cambio di una ipotetica carriera di successo e di un po' di visibilità “che conta”.

Una volta chi organizzava lo spettacolo doveva – giustamente – destinare buona parte del budget all’artista che andava ad esibirsi, ora invece hanno trovato il modo di abbattere completamente questo capitolo di spesa. Volponi alati!

Fin qui nulla di male, se non fosse che il format televisivo proposto, mira a fare audience non attraverso le capacità artistiche dei ragazzi che partecipano, quanto attraverso dinamiche di scontro e competizione che di artistico hanno ben poco, ma che appassionano molto il pubblico. Pubblico che rimarrà convinto di guardare programmi di musica, quando invece sta guardando solo intrattenimento e che, piano piano (neanche tanto ormai), perderà la capacità di distinguere e scegliere.

Di converso mi interessano tutte le scene culturali in cui l’Arte viene sublimata, in tutti i suoi linguaggi e scopi. Quei contesti in cui l’artista sperimenta sè stesso attraverso l’arte che fa e che sta condividendo con il pubblico. Generalmente questo accade ogni volta che l’artista conserva una sua autenticità, quando ha un messaggio da trasmettere, anche implicitamente. Magari lui non se ne accorge, ma sta regalando emozioni e sensazioni che difficilmente dureranno il tempo di un applauso, ma che anzi, andranno a sedimentarsi negli strati più profondi dell’inconscio dello spettatore, lasciando in lui un tatuaggio emotivo che segnerà in modo indelebile la crescita della sua stessa personalità.







           

 




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