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Intervista inedita di Gerolamo Sacco a Franco Battiato

Di Gerolamo Sacco, Franco Battiato
Data di pubblicazione 07/11/2007


Riscriviamo oggi, per intero, l'intervista telefonica tra Gerolamo Sacco e Franco Battiato avvenuta nell'aprile 2007 inserita nella tesi di laurea in Storia della Musica Moderna e Contemporanea di Gerolamo. La tesi di Gerolamo si basava su una scoperta molto semplice: la scoperta che musica elettronica "portatile" (synth come il minimoog, il vcs3, eccetera) non solo ha portato la creatività della musica elettronica fuori dai centri di ricerca statali (come lo studio di Fonologia) alla cameretta di chiunque. Ma anche producendo effetti rivoluzionari quanto un'indipendenza totale dall'alfabetizzazione musicale per comporre nonchè, su vasta scala, il passaggio della musica elettronica da rumore e sperimentazione fine a se stessa sul timbro e sul linguaggio a...musica "di tutti e per tutti", in soli pochi anni. Tra quel 1968 nel quale vennero commercializzate le prime macchine per sintetizzare il suono in versione portatile e quel 1971 in cui Battiato, allora musicista qualunque, si approccia per la prima volta a strumenti del genere creando un opera come Fetus, passerebbe quindi un'intera epoca. Battiato è pertanto l'unico esempio italiano di analfabeta musicale che inizia a scrivere musica grazie alla nuova tecnologia elettronica. Ecco l'intervista che concludeva questo lavoro. Febbraio 2007. Buona lettura!

GS La prima cosa che mi è venuta in mente è stata: cosa ti ricordi di Milano nei primi anni 70, quando hai scritto Fetus?

FB Ero a Milano già dai 5 anni precedenti, dal 1965 e questa città è stata come una specie di nido da subito, ho trovato una grande accoglienza, mi sono trovato bene insomma. Poi con il nuovo decennio, gli anni Settanta, è partita un’onda soprasensibile, che ha prodotto un movimento sulle coscienze... Poi come succede, da un decennio all’altro tutto cambia: sembrava che ci fosse davvero un risveglio delle coscienze...giri la testa, e scopri, di colpo, che molta gente è come regredita verso un’ignoranza primitiva, con personalità tribali e con tutto il repertorio e le conseguenze che ben conosciamo...questo è l’uomo.

GS Parlando proprio della musica di Fetus, qual è stato il passaggio, “mentale” intendo… che ha portato il gioco e l’esperimento sul sintetizzatore a divenire poi un viaggio nel tempo nelle musiche delle civiltà antiche?

FB Questo ce l’ho ben presente! Il rifiuto di un certo genere di musica commerciale accese la scintilla nel ‘69, e fu veramente la partecipazione a “un disco per l’estate” che mi scatenò questa reazione.

GS Davvero?

FB ...tutti i cantanti in gara, aspettavamo l’esito delle votazioni, e ho avvertito un’estraneità, mi dispiace usare questa espressione, ma non mi sentivo parte di quella specie di razza. Ne ero completamente fuori, a disagio, una situazione anche dolorosa, e ho pensato: “questa non è la mia strada”.
Devo dire che allora non avevo neanche i mezzi per analizzare quel mondo. Io sono partito dalla Sicilia a 19 anni, con quegli studi sommari che ti da la scuola, più qualche curiosità privata di letture.

GS Quali?

FB Da Sigmund Freud a Norbert Wiener, il cui libro mi pare si chiamasse proprio Cibernetica. Allora pensavo solo di far successo, come tutti i giovani o, almeno, una buona parte dei giovani. Questo aspetto mi ha causato una crisi di rifiuto di quella musica e dei suoi valori. Così andai in cerca di altri generi musicali. Mi trovai a immaginare un viaggio elettronico, anche se non sapevo bene cosa fosse l’elettronica. Avevo avuto, come si può dire, una previsione di quella che sarebbe stata poi la mia vita.
Poco tempo dopo lessi su un giornale di un nuovo strumento musicale il VCS 3.

GS Il tuo sintetizzatore!

FB Si, lo aveva fatto un londinese: sono andato a Londra e ne ho comprati due. Era appena nato e non aveva ancora neanche una distribuzione...me l’hanno insegnato lì dove lo vendevano: era costituito da una tastiera monofonica collegata a un cervello elettronico (con i suoi inviluppi, oscillatori e filtri), che stava in una specie di valigetta portatile. Ho passato con questo affare mesi in estasi. Non riuscivo più a staccarmi da questo strumento. E fu veramente un viaggio nel tempo...suoni arcaici, la Grecia,la Macedonia, i Balcani...a volte non dormivo di notte per l’eccitazione di questa musica nuova, capisci?

GS …immagino... Questo passaggio ti è stato suggerito dal mezzo stesso o lo avevi in mente già da prima?

FB: In mezzo, in mezzo. In mezzo alla cosa. Si sa, noi in realtà abbiamo tutto dentro.

GS Concordo

FB non c’è cosa che non si abbia dentro però, diciamo, fu il mezzo a farmi inventare la causa.

GS Percorrere con questo strumento elettronico le sonorità antiche, l’armonia insomma, quindi scoprire la sua identità di uomo storico ha per caso coinciso con una crescita personale di uomo nel presente?

FB Assolutamente. Anche se apparentemente tutto si sviluppa per strade parallele sono sempre due rette che prima o poi si congiungono. Devo dire che ciò mi ha permesso di scoprire la natura dello sperimentatore. Questo strumento mi ha dato la possibilità di conoscere questo vizio (ride)! Nel ‘70 ho registrato gli astronauti dell’apollo…

GS Apollo 11?

FB Si quello sulla luna, un apollo (ride), e l’ho messo in una traccia proprio di Fetus insieme all’aria sulla quarta corda di Johann Sebastian Bach. Ma la sentivo nella mia mente molto lenta, non come viene eseguita di solito: “tu tu tu tarara tara tira ta…“ (canta) - l’originale era così e non sapevo come fare per rallentarla, allora non c’erano i mezzi che abbiamo oggi. Così ho messo dei pesi sui giradischi fino a quando non ho trovato quello che a me sembrava il giusto metronomo, poi ho riversato tutto questo su un nastro, su un Revox, e l’ho unito alle voci degli astronauti. Una specie di esperimento che aveva quindici anni di anticipo sui “campionatori”! Ne ho combinate di tutti i colori. Avevo un organo Bauer, era uno strumento a valvole. Scoperchiandolo potevi, con un cacciavite o anche con le mani, manomettere le valvole e correggere l’intonazione. Ho fatto delle sequenze in un brano di un mio disco “Clic” che sembrano dei cori; l’effetto coro era dato da un leggero sfasamento di intonazione tra una valvola e l’altra. E ho lavorato molto in questo senso anche sul pianoforte. Avevo comperato un piano verticale che ho veramente ridotto ai minimi termini. Lei sa bene che i martelletti, quando si abbassa un tasto, agiscono sulle corde che sono tre per ogni tasto, tranne per gli ultimi tasti in basso che hanno una sola corda. Ho tolto molte corde a quel povero pianoforte...in quelle a tre, toglievo a volte quella laterale a volte quella centrale, per poi lavorare con la chiave sull’intonazione delle altre. Sull’ultima ottava dei bassi invece alteravo l’intonazione abbassando la corda per ottenere una forte caduta di suono togliendo completamente la sua normale tensione. Quando battevo il tasto, il martelletto colpiva la corda smollata che produceva un suono grave e (discendente), la nota cadeva. Poi registravo sul nastro, tagliando (cancellando) la testa dei suoni, che diventavano così delle pure sequenze elettroniche. Mi chiedevano sempre “...ma da dove li hai presi questi suoni?” Questo si sente per esempio nel “Cantiere di un infanzia”, sempre da Clic.

GS Ma in “Meccanica”? I cori?

FB No quelli sono veri. La moglie del mio produttore (Pino Massara), Rossella Conz una volta fece un suono: “oou” da soprano lirico...così si trovò in sala durante la registrazione di “Meccanica”. Una voce grezza, non coltivata, che però arricchiva il brano.

GS Ti presento, perché ne parleremo, Mcluhan

FB Lo stimo molto...a volte quando vedi un certo viso, un certo sguardo, insomma difficile sbagliarsi…(ride)

GS Bellissimo uomo! Ma soprattutto lui dice che uno scorretto utilizzo della tecnologia porta l’uomo a narcotizzarsi in esso… E questo è un tema molto importante per quello che sto scrivendo. Che ne pensa?

FB Se tu fai un utilizzo cosciente, come cosciente deve essere un uomo, hai un aiuto incommensurabile. Ancor di più ora, che si sono avverati dei veri miracoli nel campo della tecnologia, per musica intendo.

GS A disposizione

FB appunto

GS Una risorsa quindi!

FB Proprio, direi!

GS Ne sono convinto anch'io. Ne sto parlando nella mia tesi, ed è per questo che le ho fatto la domanda. Trovo interessante che secondo Mcluhan un utilizzo scorretto avviene quando l’uomo non si riconosca in queste possibilità, non si accorga di questa meraviglia e... si dimentica che il tale oggetto è un estensione di sé! O no?

FB Anche questo è vero, perché proprio con la sua strabiliante intelligenza l’uomo capisce che non ci può essere identificazione tra umano e tecnologico, non riconosce la tecnologia come fonte… come parte delle sue radici.
Tecnologia non è…. come vedere un tramonto! (ride)

GS Quindi, il tema di Fetus...

FB Una reazione a quelle canzoni d’amore così coatte..

GS Pensavo fosse una sorta di Pinocchio

FB No, la prima necessità è stato occuparmi di “altro”. Infatti ho cantato di tutto, formule matematiche, chimiche…Sentivo una specie di libertà che mi costringeva a non allinearmi alle “rime baciate” (ride), poi lo puoi fare anche come gioco.
Mi ricordo, a proposito, che una volta un cantautore famoso disse “ma le canzoni devono essere canzoni d’amore, se no a cosa servono”: è curioso che un essere vivente debba dire una simile bestialità (ride)! Ma perché devo parlare solo d’amore? Qual é questo dogma?

GS Chi l’ha detto!

FB Non lo dico.

GS No! In senso generale, intendevo dire "chi l’ha detto che l’amore…"

FB (ride) Pensavo volesse chiedermi chi.

GS Oh no, lo dicono tanti, doveva farmi un elenco. Ma...Frankestein?

FB Frankestein! C’è stata la collaborazione in alcuni testi di Gianni Emilio Simonetti , del clan di Gianni Sassi. Sassi ha iniziato come grafico, poi ha cominciato a produrre dischi, fino ad inventare la Cramps: un uomo molto in gamba.

GS E’ lui che ha disegnato la copertina di Fetus…

FB Si! Lui ha fatto l’etichetta discografica tempo dopo, verso il 1974, o il 1975 non ricordo, ma prima ha iniziato come grafico e collaboratore esterno. A poco a poco si è entusiasmato e così è diventato anche discografico. Lui aveva dei giovani intellettuali, cosiddetti situazionisti, Gianni Emilio Simonetti tra loro. Anche se i testi per la maggior parte erano miei.

GS Non lo sapevo! Quindi fondamentalmente i testi erano comunque suoi.

FB Si, si.

GS Alcuni dicono che è importante che “Fetus” sia uno dei primi album di musica elettronica in Italia. A me interessa di più il fatto che è uno dei primi album, forse il primo, degli album di elettronica prodotti in un ambito popolare, non accademico.

FB Io mi sono trovato a comprare il primo VCS 3 per una coincidenza pura. Proprio il primo strumento. Così la prima sequenza elettronica che è stata usata nel “mondo pop”, diciamo, fu quella del disco di Juri Camisasca prodotto da me. Io eseguii quella sequenza elettronica in un brano di quell’album: non era mai propriamente esistita la “sequenza elettronica”. Non posso dire tuttavia che questo sia un merito, il merito va al costruttore di questa macchina, non a me! Dire “il primo disco di musica elettronica”? Chi se ne frega, dipende dai risultati che poi raggiungi

GS Vedi, ciò che mi interessa, è proprio che il tuo il VCS3 era la versione "mini" di marchingegni più complessi che prima del 1968/70 usavano solo le avanguardie dotte, per esempio Berio, che proprio aveva lo studio di fonologia e disponeva dei mezzi necessari a sintetizzare suono.

FB Lo studio di fonologia, esattamente. Però loro erano anche chiamati “quelli dello sciacquone del cesso”. Quando entravi in quel posto si sentiva sempre "sccc sccc scccc"

GS Hahah. Che insegnamento ha tratto da questa avanguardia?

FB Questi signori hanno portato su di noi giovani interessantissimi segnali di cambiamento, quindi un pezzo di Berio per me valeva tutta la musica leggera. Gli inizi neofiti sono sempre così. Allora quando si facevano i nomi di compositori d’avanguardia per esempio giapponesi, non si sapeva neanche che musica facessero. Poi l’abbiamo scoperto degli anni… C’era qualcuno che diceva quello ha fatto un pezzo per cerini e tacchi a spillo: eccezionale (ride)! Questo, in realtà, poteva essere veramente una sonora sciocchezza, però si aderiva per pura ideologia. Perché in realtà la musica in sè prodotta da quei signori non trovo abbia lasciato niente di interessante.

GS E il rapporto con Stockhausen? Musicalmente?

FB Lui lo metterei da parte. Stockhausen, ma non solo…

GS Ho letto in una intervista che paradossalmente Stockhausen l’ha avvicinato alla musica dotta tradizionale, o meglio "alla scrittura, ma non a quella elettronica.

FB Fu così. Nel periodo in cui io producevo i miei primi dischi, c’era sempre qualcuno che frequentava casa mia che studiava dal Conservatorio. Avevo tanti amici, tra cui pianisti eccezionali. Facevo sentire i miei lavori, ed un giorno uno di questi mi disse “fai le stesse cose di Stockhausen!” Io non l’avevo mai sentito e così mi sono documentato.
Nel 1972 c’è stata la coincidenza: Stockhausen venne a Milano a fare un concerto, io andai e gli regalai Pollution. Come succede, sempre, ai padri, i figli erano dei fans: fu costretto a prestare più orecchio. Dopo un paio d’anni, su una rivista chiamata “Melody Maker”, era famosissima, fecero un’intervista a Stockhausen che, all’epoca, era un nome impressionante (non come oggi perché tutto cambia… hanno ragione i buddisti! Vabbè).
Stimolato da questo intervistatore che gli chiese “lei chi stima come musicista…” Stockhausen rispose “l’italiano, Battiato e il tedesco…” non ricordo il nome, comunque era uno dei Kraftwerk.

GS Coincidenza, anche i Kraftwerk avevano musicato gli stessi temi di Fetus...

FB Per me fu un momento di gloria: “Stockhausen mi ha citato!” Un anno dopo questa intervista, nel ‘75, lui mi chiamò, perché aveva da offrirmi una parte in una sua opera, così sono partito per la Germania. Abitava a Kürten, penso che ancora abiti lì, in una casa che aveva costruito da un suo progetto, sono stato ospite a casa sua una settimana. Prese questa partitura, ci volevano due vallette per girarla, era rettangolare, enorme, larga più di un metro. Mi disse “Questa è la tua parte”. L’opera si chiamava Inori. Ma io gli dissi “non so leggere”. Ha impiegato qualche minuto prima di capire cosa volesse dire “non so leggere”. Io gli ripetevo: “non so leggere, non conosco la notazione tradizionale!”. A quel punto chiuse la partitura e disse: “Ein moment”
E mi ha dedicato tutta la sera, delle ore! Con una determinazione da tedesco. Diceva “adesso hai 25 anni…” ne avevo già qualcuno in più...

GS Questa l'ho letta in un'altra intervista! Ti ha detto “a quarant’anni non potrai più fare musica pop”

FB Esatto! Da oggi ne ho sessantadue, e la cosa non è cambiata. Però mi ha stimolato cosi tanto che appena sono rientrato a casa ho iniziato a studiare da autodidatta la teoria ed il solfeggio e poi armonia e composizione dal grande maestro Dionisi. Con lui ho fatto quasi 3 anni, più qualche mese di direzione d’orchestra, così in quei tre anni ho radunato un poco di tutte le conoscenze, perché sempre con Dionisi studiavo anche lettura della partitura e orchestrazione.

GS Cosa mi dice per quanto riguarda le danze, la struttura di “Sulle corde di Aries”?

FB Un album, se proprio devo dirla giusta, terapeutico. Venivo da Pollution, e da una trionfale tournee in Italia. Il live di Pollution era violentissimo: le frequenze dei sintetizzatori con gli oscillatori da quattro a novemila hertz e dietro una musica rock ossessiva. A poco a poco mi sono accorto che era una specie di sabba, qualcosa di negativo, che lasciava tracce di disturbi psichici. Mi sono fermato, ho detto ancora una volta “basta”, nel pieno di quello che, per l’impresario, sarebbe stato un successo eccezionale. Nel 1973 partecipammo a un festival pop che si tenne a Venezia.. c’erano diversi gruppi stranieri tra cui i Tempest (gruppo inglese che allora andava di moda). Per farla breve il pubblico urlava così forte reclamando la mia esibizione da costringere l’impresario a farmi salire sul palco per primo. Loro si aspettavano Pollution, ed io intenzionato a disattenderli. Così feci. Cominciai con una sola nota, inviluppata in un filtro. Quando capirono che non c’era speranza che io suonassi altro, fu un inferno. Ecco come l’ammirazione si può rovesciare in disapprovazione nell’arco di qualche minuto… i fischi erano a tappeto.

GS Io mi sono sempre immaginato il contrario..Come, proprio ”sulle corde di Aries”…

FB Infatti non suonavo “sulle corde di Aries” suonavo un’improvvisazione che risultò provocatoria. Quando facevo i concerti da solo, comunque, non in festival pop, era spesso come un rito iniziatico. Invece a Venezia si aspettavano dal vivo quelle sonorità elettroniche-rock di cui avevano sentito parlare o che avevano ascoltato sui dischi. “Sulle corde di Aries” è stato per me un viaggio di purificazione.

GS C’era fiducia negli anni 70 nei confronti della tecnologia?

FB Assolutamente, poi c’era un pubblico che rischiava con l’artista.

GS Come?

FB Ho fatto centinaia di concerti improvvisando completamente, nessuno si lamentava. Oggi invece, se facessi un concerto dal vivo senza proporre neanche un pezzo di successo, verrei considerato un truffatore...

GS È cambiato tutto.

FB C’era un pubblico meraviglioso negli anni Settanta, che rischiava.

GS Nella tesi che sto facendo metto in gioco parecchie volte Questa Nietzsche, perchè lui aveva intravisto, a fine ‘800, una predominanza scientifica sull’arte che può essere risolta solo con un approccio all'arte di natura metafisica, e quando ho letto questo mi è venuto in mente il rapporto con la tecnologia oggi.

FB Vero, era Zarathustra che parlava attraverso di lui…

GS Vedi analogie?

FB No. Però il mio prossimo film comincia con una citazione dal “Così parlò Zarathustra”, una voce proveniente da una finta radio che dice: “Avete percorso il cammino dal verme all’uomo, ma ancora in voi c’è molto del verme. In passato foste scimmie, ma ancora oggi l’uomo è più scimmia di qualsiasi scimmia”

GS E la musica orientale? C’entra qualcosa con l’approccio metafisico?

FB Bravo! Difficilmente ho usato le scale della musica orientale, ma ho usato l’atteggiamento orientale per scrivere musica occidentale! Un esempio lo è un lavoro che ho fatto nel 1976 - 1977: “l’Egitto prima delle sabbie”. E’ un lavoro occidentale pervaso da una centralità orientale, da un’immobilità orientale.

GS Perché io vivo l’approccio orientale, ma la cultura di base assolutamente occidentale.

FB Esatto, è così.

GS Allora è per quello che il pezzo “da oriente a occidente” sembra al contrario …

FB E’ vero.

GS Al contrario perché a dispetto del titolo inizia con una melodia, quindi termina con una danza orientale. Eppure a me pare coerente con il titolo, perché guardando l’album nell’insieme…

FB E’ vero sono d’accordissimo.

GS Mc Luhan dice che l’alfabeto, e quindi l’imparare a leggere e a scrivere, crea quella dissociazione tra pensiero e azione, che poi va a costituire la differenza tra un uomo tribale e un uomo letterato. Nel senso che la parola è il contenuto della scrittura fonetica, ma la scrittura fonetica non ha ridondanza uditiva, e pertanto il mondo dei letterati è “freddo” e visivo, il mondo degli africani è iperestesico e uditivo. Poi McLuhan conclude dicendo che la tecnologia elettromagnetica ci riporterà in una condizione uditiva, nella quale i nostri sensi ci porteranno ad organizzare il pensiero diversamente, ragionando come si poteva ragionare in epoca arcaica, pre-letterata.

FB Però un problema serio della nostra epoca è proprio il ritorno a un tribalismo pericolosissimo: oggi la gente, la maggior parte della gente, va verso un’ignoranza che ha precedenti proprio in epoche primitive. Un’ ignoranza totale, c’è addirittura il pericolo della diffusione di quello che alcuni psichiatri hanno chiamato “cervello rettilico”, per cui si riduce tutto a tre funzioni principali: esternare la propria violenza, avere uno spazio e procurarsi il cibo e la propria soddisfazione. E quando non si è più esseri dotati di “centri superiori” allora si manifestano certi fatti come quello che ho chiamato tribalismo, ma che ha poco a che vedere con l’illuminante socialità ed intuizione di molte tribù australiane o africane.
La prevaricazione, che è un atteggiamento prodotto dalla diffusione di una certa personalità, ha un certo tipo di esigenze prioritarie, per cui l’individuo non capisce più che ci sono altri a cui devi cedere il passo, a cui devi dare precedenza. Essi manifestano la loro ridicola personalità, priva di qualsiasi sensibilità, e questo non è mica buono.

GS Prova però a veder questa ipotesi di Mc Luhan guardando a come ricerchi questi aspetti positivi e magici.

FB Nel magico le tribù sono governate da una conoscenza degli altri. In realtà è difficile che in una vera tribù non vi sia la compassione e la giustizia! E’ impossibile che un capo sia un coglione come da noi.

GS Applicando tutto ciò alla tecnologia, per esempio riguardo al fatto che il suono scaturisce dalla luce. Questo si lega ad un campo uditivo diciamo della tecnologia elettromagnetica, “no time no space” per intenderci.

FB Penso che ne vedremo di belle nel futuro.

GS “Nella realtà elettromagnetica cadono le cause efficienti e tutto diventa lineare”. Fare un discorso del genere ora può sembrare anche chiaro.. ma perché questi fatti si stanno realizzando ora. Si può pensare pure a internet… è un tema vastissimo.

FB Oggi c’è una dissociazione fortissima tra le scoperte sensazionali fatte da una piccola quantità di gente e, dall’altra parte, una massa sempre più scema di gente che segue altro credendo di divertirsi…
Oggi c’è proprio…

GS Il vuoto?

FB Mi parlano di una radio nella quale i radioascoltatori telefonano e insultano: ma dico, che cos’è? E loro sono contenti, si sfogano.

GS Pensa che si possa fare un paragone tra il rapporto che c’è tra libro e parola orale con quello che c’è tra partitura e disco?

FB La partitura bisogna saperla leggere, e sono davvero pochissimi coloro che leggendo una partitura sanno perfettamente il suono che ne produce. Però se pensi alla distanza che c’è tra partitura ed opera suonata, a volte c’è una differenza anche imbarazzante. Prendi una qualunque sonata di Beethoven ascoltata da cinque pianisti differenti… La musica è sempre quella, l’esecuzione cambia completamente, basta che cambi il metronomo a un brano e…

GS Cambia tutto

FB Tutto! “Sol sol sol mi, fa fa fa re” o “tatata, tatata” (canta l’incipit della Quinta Sinfonia di Ludwig van Beethoven)
Le note sono quelle ma cambia l’aggressività, lo spirito, la forza, entriamo nel campo di quella che si chiama interpretazione. L’interpretazione può addirittura cambiare un pezzo. Ho sentito degli adagi (gia la stessa parola dovrebbe essere un’indicazione metronomica) che, eseguiti da pianisti geniali e bizzarri (Glenn Gould ecc...), diventano un'altra cosa.

GS Una musica può avere una complessità incredibile sullo spartito che però non è proporzionale alla ridondanza che ha. All’orecchio potrebbe risultare arida, al contrario di una semplice canzone, la quale invece può produrre certe sensazioni…

FB Lì entrano in ballo anche i sistemi emotivi..
Non si considera, in una canzone, la personalità del cantante, il suo timbro, le suggestioni vocali della sua interpretazione.
Per dire, “Azzurro” cantata da Celentano è stata un successo di un’estate. Senza togliere nulla a Paolo Conte, se l’avesse fatta lui quella canzone non avrebbe raggiunto quella popolarità plateale che poi ha raggiunto.

GS Tante cose scritte su spartito.. chissà com’era l’interpretazione “originale”!
Io, personalmente, mi emoziono quando in “Giubbe Rosse” intona “ i vetri cattedrali del gazebo”…

FB A me piace quella delle lucertole

GS Senti un po'. Pierre Schaeffer dice che nella musica elettroacustica tra ascoltatore e disco si pone un velo pitagorico, quel lenzuolo che nella scuola di Pitagora veniva usato per impedire agli studenti la vista dei maestri e migliorare l’apprendimento

FB Non è male come cosa…
Devo dire che Sergiu Cielibidache, che è uno dei più grandi direttori d’orchestra di sempre, non ha mai inciso un disco perché considerava la musica riprodotta un’ indecenza. Poi, per fortuna, morto lui, suo figlio, ha dato il permesso...così noi estimatori abbiamo potuto ascoltare le sue magistrali interpretazioni, di Bruckner, per esempio.

GS Mi dice a freddo una differenza tra far musica e far cinema.

FB Assolutamente nessuna.

GS Ti sei adattato subito

FB Immediatamente

GS Te l’ho chiesto perché nella concezione antica greca di mousikè, la mousikè era un arte del tempo che coinvolgeva (oltre che il linguaggio che oggi chiamiamo prettamente musicale) la danza, la poesia, il mimo, la tragedia e quant’altro.

FB Dovrebbe essere così!

GS Oggi è tutto separato. Forse abbiamo dimenticato qualcosa?

FB È separato, sì. E’ chiaro che una persona può essere più predisposta ad un arte o ad un'altra, ma la danza ha bisogno di un dominio del corpo, per cui nessuno può mettersi a danzare davvero senza aver studiato almeno dieci anni, mentre secondo me tutto ciò non esiste nè per la pittura nè per il cinema. Si tratta di arti in cui è certamente necessaria una maturità stilistica, la tecnica si apprende in fretta.

GS Nella musica?

FB In campo musicale oggi qualcosa è successo. Una volta l’accademia, privata o pubblica che fosse, necessitava di un rispetto delle regole tale per cui, chi non le sapeva attuare, era considerato un dilettante. Oggi, invece, capita che un ragazzo che si mette a urlare qualcosa contro la società, le ingiustizie, o semplicemente esterna le sue paturnie, può raggiungere successo ed essere acclamato da un pubblico. Non penso che Eminem sappia suonare nemmeno uno strumento, hahah!

GS probabilmente no :)

FB Appunto. Non ho niente contro ma… l’uomo più sa, più vale.

GS Mi immagino un greco antico con una macchina del tempo: se venisse al cinema, al suo ritorno parlerebbe di musica.

FB Nell’antica Grecia c’erano dei cervelli cosi fini e straordinari che se arrivassero in qualche modo ad oggi non farebbero neanche una piega, altri invece potrebbero scoppiare!

GS Hai fatto sia musica popolare che dotta, sia dal vivo che su disco. Per gli ascoltatori tutto ciò è sempre strano, quasi una rottura. Ai cinefili invece pare normale che un regista possa cambiare forma di comunicazione, anzi, la considerano una prerogativa. Facendo sia film che canzoni...qualche chiarimento?

FB Io faccio i conti con la mia esigenza e il mio carattere.
Per esempio, se fossi rimasto all’interno di un certo tipo di comunicazione, a quest’ora mi sarei ritirato.
Ci sono dei limiti che non si possono accettare, e restarci mi annoia terribilmente: ho bisogno di allargare i miei confini. Non è possibile fare sempre la stessa cosa, cantare sempre la stessa canzone. Io almeno mi sforzo di frequentare altri giardini...!

GS Nella tua esperienza personale, cambiando genere è cambiato il pubblico?

FB Devo dire che un certo pubblico è rimasto in tutti cambiamenti. Molti si sono divertiti.

GS Un bel pubblico!

FB Si! Il cinghiale bianco per molti fu uno scandalo. Da sette / otto anni facevo musica d’avanguardia estrema: “cosa fa sto qua” - dicevano - “fa le canzonette?”

GS L'idea nasce con le partiture e dopo viene l’incisione, o con il disco e dopodichè la partitura per adattarla dal vivo?

FB Se possiamo usare la grossolanità dell’accetta direi che i momenti sono due. La programmazione a tavolino di un disco, perché lo devi fare perché è il tuo mestiere e invece qualcosa che arriva da un’ispirazione che è come l’innamoramento. Non è che uno dice “adesso mi innamoro”, arriva all’improvviso e quando meno te lo aspetti.

GS Questo non lo metto in discussione, ne sono convinto anch’io. Ma mi interessava il metodo, scrivi prima su un foglio o…

FB A volte parto da un testo, a volte da una musica, eccezionalmente le due insieme. Sono un fanatico e sono per la ricerca.
Un giorno ho saputo che Modugno disse a qualcuno di me: “peccato, ha una vena popolare che cerca di nascondere”.
Aveva visto giusto, ma sbagliava fortemente, perché un artista ha il dovere di alzare il tiro, non puoi sempre seguire e accontentare il gusto popolare. Mi ricordo un cantautore, durante un’intervista televisiva, dopo avere eseguito un brano, disse: “questa canzone l’ho fatta in due minuti”...dal mio divano replicai... “si sente!”.

GS C'è qualche brano la cui scrittura cambia completamente l'approccio?

FB Come no, mi viene in mente in particolare un brano da ”Come un cammello in una grondaia” che si chiama “L’ombra della luce”.
L’ho scritta in circa sei mesi. Ho, qui dove abito, un gazebo. Mi stancava andarci perché le terre siciliane sull’Etna sono a scalinate, a terrazze, e ogni volta arrivavo su con la lingua appesa. Avevo un harmonium lì dentro, e ho fatto sei mesi di questa vita meravigliosa. Da principio fu un’improvvisazione: “difendimi…” (canta). Ogni giorno componevo una frase e mi fermavo, come per allungare il più possibile quel clima sacro in cui ero entrato. Ho impiegato mesi: “E’ stato molto bello”.

GS Perché le opere che fai non sono “liriche”, o almeno melodiche, come le canzoni? Pensiamo a Gilgamesh paragonata a “L’ombra della luce”, per esempio.

FB Le opere sono state un esperienza molto forte per me. Di solito per la canzone hai due, tre, quattro, cinque, sei minuti quando è lunga, anche se Dylan ne ha fatte di docici o tredici minuti. Però si tratta sempre di una canzone, che quindi gira intorno a una struttura ben sicura: strofa e inciso, al massimo fai due strofe più inciso, un piccolo ponte, è sempre la stessa cosa. La mia prima esperienza con l’opera, cioè nel 1985 / 1986, fu quella di affrontare quella che i tedeschi chiamano “grande forma”. In quel caso bisogna avere la capacità di coprire un’ora e mezza, a meno di fare, come alcuni compositori del mondo pop, che scrivono opere ma che poi di fatto sono canzoni. Devi fare anche i conti con lo stile, che non ricalchi cose di altri secoli.
E’ un lavoro di penetrazione interessantissimo, aldilà dei risultati che raggiungi. E’ un lavoro serio, severo.
Per i primi sei mesi ero totalmente sbandato, poi ho cominciato a prendere qualche abilità.

GS Eh sì, lì siamo proprio nel campo della composizione classica!

FB Eh sì!

GS Due parole sulla situazione musicale oggi.

FB Mondiale?

GS In generale

FB Partiamo da una quella musica americana che purtroppo ha una forte influenza sul resto del mondo. Ho letto un intervista proprio su La Repubblica di ieri, di Winton Marsalis, grande trombettista. Lui è nero. È bello quando la critica arriva da qualcuno della stessa razza, se no c’è sempre il sospetto che qualcuno abbia un qualche risentimento. Marsalis ha attaccato, ne ha dette di tutti i colori a questi rappers americani. Questo l’avevo previsto già nel 1970 girando per N.Y... Ma analizziamo superficialmente i video...c’è sempre una che si fa prendere dal didietro muovendo il didietro, qualche maschio che si tocca i genitali, altri che danno o prendono bustine di droga ecc... D’altra parte ci sono dei segnali in questo momento che mi danno un po’ di ottimismo. Pollini è entrato nella classifica pop, ha venduto quasi cinquantamila copie con un disco di musica classica. Allevi è anche lui sulle cinquantamila copie. Una volta la musica classica, quando andava bene poteva fare diecimila copie, a parte casi eccezionali come Herbert Von Karajan che ha coinvolto tutto il mondo.

GS Secondo te la critica musicale ha qualche compito che non assolve?

FB La domanda richiederebbe una lunga e seria analisi, e questo non è il sito giusto...posso dire però che la critica musicale, come quella cinematografica, o letteraria, quando è dogmatica, secondo me, è ridicola...e quando esalta i successi commerciali anche.

GS A me non piace il continuo etichettare, specie nella musica elettronica che, per sua natura, si presta… L’etichettare serve a consentire ai produttori di fare in continuazione dei “ cloni”. Clonano seguendo un filone: esiste il disco originale, particolare, creativo, ma poi viene inventato un nome di genere musicale, che serve proprio a riproporre la stessa cosa in perpetuo.

FB In realtà qui i critici in sé contano poco, è l’intero sistema che vuole le scatole. Pop - jazz, pop - funky, non è quello il problema, bisogna vedere se uno è interessato o no alla musica che fa quel tizio, che sia “elettro-rock” o “classica”.

GS Da Fetus e sulle corde di Aries ha ripreso “aria di rivoluzione”, “sequenze e frequenze”, “no u turn”… e le ha riproposte con dei cambiamenti. Anche timbrici, per esempio quando ha sostituito la mandola agli archi…

FB La mandola era importantissima per quel pezzo, ma poi ogni cosa si può cambiare. Io non ho fatto rifacimenti di molti brani, succede che però ci si accorge che quel determinato brano potrebbe essere “mica male” in un certo altro qual modo, e si tenta.

GS In Giubbe Rosse, e dal vivo in generale (le ho sentite a Mantova, a Palazzo Te) “Aria di rivoluzione” e “Sequenze e frequenze” sono state strepitose! Ma hai mai pensato di rifare Da oriente a occidente?

FB Veramente no

GS Lo suggerisco io allora!

FB (ride) Ah ci penserò.

GS Secondo te il mondo popolare e intellettuale musicalmente parlando cosa possono condividere?

FB Ho sentito intellettuali con gusti musicali veramente chip e il contrario, quindi bisogna vedere cosa significa essere intellettuali. Per me in fondo non è strano che uno che ha speso una vita sui libri, e l’ha fatto seriamente, possa apprezzare un certo genere di musica frivola o sentimentale, così per nostalgia, o per gioco, e poi i gusti non è che si possano discutere.

GS Alcuni pensano oggi nel 2007 che il computer dotato di sistema MIDI segni la morte dell’esecutore. Io ho scritto che sono contrario. Lei cosa ne pensa?

FB Anche io sono contrario. Amo l’isocronia e la correzione dell’errore che si dice “umano” per me è un dovere.

GS Come ti chiedevo venerdì riguardo le prime intenzioni di fronte al sintetizzatore VCS3, qual è stata la prima cosa che ha pensato di fronte al sistema MIDI?

FB Mirabilie. In realtà è stato tutto come naturale. Quando entri in un certo ordine di idee, già come individuo ti aspetti una cosa che poi successivamente arriva. Tranne per un nuovo programma in circolazione che attraverso cori campionati (fonemi) che ti da la possibilità di fare cantare a un coro lirico il testo che vuoi... una cosa assolutamente sorprendente.

GS Come si chiama?

FB Non ricordo, ma lo sto per comprare.







           

 




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