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La scena indie a Bologna: entra nel progetto Miraloop il Senatore Cirenga.

Di Staff
Data di pubblicazione 10/05/2018


Senatore Cirenga. Ascoltato per caso durante una premiere di una radio indipendente, siamo rimasti subito affascinati dal personaggio e dalla sua musica. Lo cerchiamo, lo troviamo, lo contattiamo. Poi l'incontro in studio, l'identità che vuole rimanere segreta, ed eccoci qua. Mentre in ufficio si programma il primo singolo, previsto per giugno 2018, Vi abbiamo voluto regalare questa intervista intima delicata e pungente, come i suoi brani.
 
Chi è il Senatore Cirenga?
 
Senatore Cirenga è una persona stufa, che si rende conto che ci sono delle storture che a volte, purtroppo, non sono considerate tali. Avendo vissuto sempre una vita piuttosto critica, ha deciso di condividere con gli altri le proprie opinioni senza più autocensure.
E' fondamentalmente un politico (e non nel senso degenere del termine): sa che tipo di società vorrebbe e non ha paura di dirlo, a costo di sfociare nel sarcastico o nel pessimistico.
 
Come è nata la musica di Senatore Cirenga?
 
La musica di Senatore Cirenga nasce come risposta a un anti-intellettualismo che ha preso piede in Italia e di cui io stesso, crescendo, ho visto gli effetti più deteriori. Sono nato nel '93, sono uno dei "nativi berlusconiani", appartengo alla generazione della "discesa in campo" di Berlusconi: non ho vissuto altro prima di quello e ho potuto notare i cambiamenti della società da allora ad oggi. 
Mi sono sempre sentito un "misfit", per dirla all'inglese, una persona che per sopravvivere a ciò che ritiene marcio ha dovuto studiare, aguzzare l'ingegno e dotarsi dei propri strumenti critici. A un certo punto, però, non sono più bastati: ho iniziato a sentire l'esigenza di restituire apertamente al mondo le risposte che mi sono dato alle domande che mi sono fatto. Magari sono sbagliate le domande stesse, o sono solo elucubrazioni, ma non per questo mi sembra meno necessario dire la mia.
 
Senatore Cirenga è un intellettuale?
 
I miei testi parlano semplicemente della mia condizione: un ragazzo del sud, senza conoscenze o "appoggi" utili, appassionato di politica e letteratura. Un secchione, insomma, in un mondo che obbliga alla mediocrità. Penso che ci siano tante persone che potrebbero identificarsi in quello che dico, e che per esigenze di mercato hanno trovato poco spazio per le proprie istanze.
Quando non tratto temi politici o sociali, mi piace rimettere in circolo la creatività altrui, dopo averla rielaborata, scrivendo testi basati su poesie, romanzi, opere teatrali, pezzi d'arte e via dicendo.
 
Senatore Cirenga è un eroe?
 
Non mi è proprio familiare il concetto di "eroe". Non mi è mai piaciuto fidarmi di icone idealizzate. Avere un eroe è solo un modo di liberarsi la coscienza, semplificare tutto: significa scaricare su quella figura ciò che dovrebbe invece essere un sistema di valori personale e consolidato. Affibbiare questo sistema di valori a un eroe e idolatrare solo lui, pur di non sentirsi in dovere di impegnarsi, è la cosa più brutale e menefreghista che possiamo fare. Troppo facile.
Per tornare alla domanda: non so se la musica abbia eroi, ma se ne ha mai avuti, io ero da un'altra parte a farmi i fatti miei.
 
Di cosa ha bisogno il mondo secondo te?
 
Forse di sensibilità, ma non mi voglio occupare di questo. Mi sembrerebbe di stare troppo sui massimi sistemi. Mi interessa piuttosto capire cosa si può fare, a partire da sé, per migliorarsi e sfuggire alle narrazioni dominanti.
 
Tra le narrazioni dominanti e quelle controcorrenti quali città italiane stanno creando contesti artistici?
 
La scena, ormai da un po', è polarizzata, dominata da Roma e Milano. Non abbiamo una scena particolarmente "diffusa". Torino ha fatto del suo a cavallo tra la fine degli anni Novanta e l'inizio dei Duemila (Subsonica, Linea 77), poi a mio avviso è andata perdendo la sua aura di città culturalmente all'avanguardia. Credo invece molto in Bologna, molto fervida, piena di esperienze, di voglia di condividerle, di miscelarle, di creare un substrato culturale valido e interessante.
 
Proprio a Bologna, cosa ti è piaciuto del progetto di Miraloop?
 
Mi piace che ci sia una grossa libertà ed indipendenza: spesso le piccole label cercano di trovare artisti molto simili tra loro e, a volte, addirittura di uniformarli a vicenda. Questo con Miraloop non è successo e mi ha fatto molto piacere, si nota che ci sono molte intelligenze artistiche in ballo e questo è molto stimolante.
 
Un progetto indipendente che ti ha affascinato?
 
Sono particolarmente affascinato da Junio, che mi apre delle finestre che per me non è scontato trovare quando ascolto musica. Lo trovo suggestivo, molto acuto sulla scelta di alcune soluzioni melodiche.
 
Il primo singolo del Senatore: Il "Banco Vince" e "Attese", due storie che raccontano una nuova storia
 
Questi due brani sono due storie completamente diverse, e le abbiamo scelte per far parte del primo singolo proprio per questo motivo. Entrambi i brani non sono espressione del Cirenga più politico, infatti tra quelli che ho scritto ci sono pezzi molto più impegnati, ma contengono due messaggi importanti per me da altri punti di vista.
 
Di cosa parli ne "Il Banco Vince"?
 
"Il Banco Vince" è un pezzo in cui io, tramite la voce di Cirenga, mi metto a nudo tramite lo sfogo di un artista che vuole esserlo, ma rimanendo sempre consapevole dei propri limiti. In questo mondo di autopromozione, in quella che io chiamo "Era del Self-Branding", in cui deve sempre passare l'idea che siamo invincibili, è importante fare un atto di sincerità: ammettere le proprie fragilità, scoprire le carte. Sono una persona che fa l'artista ma non pretendo che mi venga riconosciuta un'importanza messianica. Ho le mie incapacità, sono scarso su alcune cose, incapace su altre, mi mancano nozioni tecniche su tanti campi della musica, e piuttosto che dover tenere addosso l'identità di un monolite inscalfibile preferisco dire "avete vinto voi" e liberarmi la coscienza. E lo faccio chiarendo subito a chi mi ascolta che se si aspetta da me che io non abbia imperfezioni ha già sbagliato in partenza.
 
E in "Attese"?
 
Con "Attese" ho invece voluto omaggiare il grandissimo Lucio Fontana, al quale mi sono appassionato solo recentemente, dopo aver visitato la mostra a lui dedicata presso l'Hangar Bicocca a Milano. E' l'apologia del suo modo di vivere l'arte. L'arte astratta è sempre molto complicata da comprendere, ma la capacità di sintetizzare in un minimalismo totale tutta la propria poetica e il proprio ragionamento artistico è una cosa che mi ha sempre affascinato da matti. Fontana è stato un assoluto genio, motivo per cui ho voluto rendergli omaggio e ringraziarlo, e quale modo migliore per me se non tramite la musica, citando direttamente le parole del suo manifesto?
 
 






           

 




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